Goletta Verde: “No al rigassificatore di Piombino”

"Impensabile bloccare un porto turistico e industriale come quello di Piombino"

Tema dell’incontro tenutosi stamattina da Goletta Verde presso “Il Fortino” è l’impatto sull’ambiente, sulla biodiversità marina e sui patrimoni paesaggistici dei grandi impianti e delle strutture marittime.

Dal dibattito, a cui hanno partecipato Federica Barbera, portavoce Goletta Verde; Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana; Roberto Sirtori, Legambiente Pisa, è emerso il problema di Darsena Europa, proposta dalla Autorità Portuale dal 2014 con l’obiettivo aumentare il traffico dei container.

Si tratta di un’estensione del porto di Livorno che consente l’attracco di navi portacontainers di dimensioni maggiori di quelle attualmente previste.
Posta tra foce del Canale Scolmatore e il porto attuale, è protetta da una diga foranea di 3,6 Km che avanza in mare per 3 Km dalla costa (il confine dell’area marina protetta delle Secche Meloria dista circa 7 Km dalla costa) e la protezione della diga richiederà 25.000 massi. Per raggiungere il pescaggio richiesto, dai fondali saranno scavati 16.000 metri cubi di sedimenti.
È stata prevista una spesa pari a 866,5 milioni di euro di cui 540 con finanziamento pubblico e 326 da fondi privati, di cui non risultano manifestazioni d’interesse. Attualmente è avviata una “prima fase” (dighe foranee e scavo fondali) per una spesa di 450 milioni di euro, di cui 200 dalla Regione Toscana e 250 dallo Stato.

Tutti da valutare sono anche gli impatti sull’ecosistema marino. L’opera e il traffico navale indotto sfiorano l’area marina protetta delle Secche della Meloria, dove l’habitat vive già in delicato equilibrio – sostiene Federica Barbera, portavoce di Goletta Verde – Per questo motivo autorevoli esperti hanno subito avvisato della possibilità del presentarsi di un fenomeno erosivo e della necessità di studi specifici e autonomi. Inoltre, la Darsena Europa si protende nel Santuario Pelagos (istituito per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo), vero e proprio scrigno di biodiversità. Gli studi sinora prodotti non garantiscono l’esclusione di rischi ambientali gravi. La prossima VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sarà eseguita da tecnici incaricati dal proponente dell’opera. Le compensazioni promesse a enti locali e associazioni di categoria, non potranno mai compensare danni irreversibili per il territorio.”

Altra questione di rilevanza territoriale emersa dall’incontro risulta essere quella dell’ipotesi del rigassificatore, che dovrebbe essere posizionato su una banchina del Porto di Piombino, al quale Legambiente intende ribadire il proprio NO.

“La scelta macro, a livello di strategia energetica nazionale, è comprensibile ma comunque sbagliata se consideriamo che l’esercizio del rigassificatore inizierà fra un anno: non risolve, quindi, l’emergenza gas di oggi e attarda tutta la filiera istituzionale su altre rotte rispetto all’unica via di uscita, che è quella del modello decentrato e democratico delle rinnovabili. Per quest’ultimo semmai, oggi occorre investire fortemente sulle tecnologie degli accumuli – sostiene Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana – In ogni caso, localizzazione più infelice non poteva esserci. Bloccare infatti, per molti anni, un porto turistico e industriale come quello di Piombino, nei pressi dell’unico centro storico medievale che in Toscana si affaccia sul Tirreno, con una enorme nave gasiera che comporta rischi d’incidente rilevante (secondo la Direttiva Seveso) è semplicemente assurdo. Ricordiamo infatti che nell’impianto OLT, in attuale esercizio al largo di Livorno, lo specchio di mare nel raggio di tre miglia marine è completamente interdetto al traffico marittimo proprio per ragioni di sicurezza“.

Per concludere, altra tematica di grande interesse ha riguardato la salvaguardia della tenuta di Coltano, che ha molte aree di proprietà demaniale affidate ad agricoltori. Con un DPCM sostenuto dal ministro Guerini è stata ipotizzata una base militare di 73 ettari, al posto del terreno agricolo, all’interno del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. La notizia di una potenziale massiccia cementificazione di una vasta area del Parco ha sollevato una immediata e partecipata protesta locale, a cominciare da chi lavora e produce su quei terreni da generazioni. Il 2 giugno scorso c’è stata una grande manifestazione popolare (pacifista e ambientalista), in cui oltre 10.000 persone hanno ribadito il loro e il nostro NO alla base militare nel Parco.

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