Lo scorso 11 maggio il Senato della Repubblica ha approvato la legge “SalvaMare” che ha introdotto importanti novità, attese da tempo, a tutela del mare e dei fondali. La legge ha fatto applicazione dei principi espressi dalla recente modifica dell’articolo 9 della Costituzione che ha riconosciuto come patrimonio della Nazione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi.
Questa legge ha affermato per la prima volta che gli impianti di dissalazione rappresentano una fonte di inquinamento per l’ambiente marino. Sulla scorta di questo innovativo orientamento, il legislatore ha chiarito che tutti gli impianti di dissalazione devono essere assoggettati ad una approfondita valutazione circa le conseguenze in materia di inquinamento ambientale, precisando che il ricorso alla dissalazione è da considerare come la soluzione estrema per risolvere il problema della carenza idrica. I dissalatori possono essere realizzati, in altre parole, soltanto in totale assenza di fonti alternative e soprattutto nel caso in cui siano stati prima effettuati gli interventi per ridurre le perdite della rete degli acquedotti che oggi provocano la dispersione d’acqua nella misura del 30/40%.
Contemporaneamente all’approvazione della legge di tutela del mare, la Regione Toscana ha prorogato, fino al giugno 2025, il provvedimento che nel 2017 aveva incredibilmente escluso dalla valutazione di impatto ambientale il progetto del dissalatore di dimensioni industriali destinato a sorgere sulla pianura di Mola e sulla spiaggia del Lido di Capoliveri, scaricando i residui della dissalazione nel Golfo Stella, sito naturalistico di interesse ambientale sede di una delle più importanti e preziose praterie di posidonia oceanica dell’isola. Il provvedimento, che nel 2017 aveva escluso incredibilmente dalla VIA il progetto, sarebbe comunque scaduto a giugno 2022: la società ASA, gestore del settore idrico della Toscana, ha poi motivato la richiesta di proroga adducendo che l’impianto, che avrebbe dovuto essere concluso nel 2024, non sarebbe stato completato a causa del contenzioso intercorso con il Comune di Capoliveri. Quest’ultimo si è giustamente opposto alla richiesta di proroga rappresentando alla Regione che gli atti che aveva emesso soltanto a partire dal 2019 per contrastare l’opera, si sono rivelati inefficaci a produrre il ritardo, visto che sono stati sospesi e rigettati in tempi brevi dalla magistratura amministrativa e che quindi la mancata realizzazione dell’impianto nei tempi previsti dalla legge è imputabile unicamente all’inerzia del gestore ASA. Il Comune ha inoltre ribadito alla Regione Toscana tutti gli elementi non presi in considerazione nel 2017, rappresentando anche la pericolosità delle sostanze chimiche tossiche utilizzate nel processo di lavaggio delle membrane del dissalatore e naturalmente la modifica del quadro normativo di riferimento oggi sensibilmente diverso.
Nel concedere la proroga di un atto che nei fatti è in contrasto con la Costituzione italiana e con una legge dello Stato, la Regione Toscana ha perso l’occasione per svolgere l’approfondimento ambientale, dribblato nel 2017 e che a questo punto sarebbe stato doveroso per un’opera inappropriata e con ogni evidenza dannosa per il territorio dell’isola nel suo insieme e per il sito naturalistico in cui è stata pensata.
Per superare un quadro di evidente contrasto con il diritto e la tutela dell’ambiente i fautori del dissalatore cavalcano oggi il tema della siccità diffondendo suggestioni catastrofiche per giustificare una scelta sbagliata che non tiene in considerazione il rispetto del territorio e la partecipazione al confronto della popolazione elbana. Uno dei più autorevoli studi in materia di prevenzione delle conseguenze dei cambiamenti climatici – cioè il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) finanziato dal Ministero dell’Ambiente, la cui redazione preliminare è datata 2018 – nell’affrontare il tema della siccità e le soluzioni possibili non ha mai citato o preso in considerazione il ricorso ai dissalatori per risolvere i problemi dovuti alle recenti modifiche climatiche. Lo studio ha indicato invece come soluzione la sistemazione delle condotte che provocano una dispersione di acqua del 40% fra le più alte d’Europa, la costruzione di laghetti artificiali, il potenziamento di sedi di stoccaggio e di riciclo delle acque reflue ed un serio progetto di razionalizzazione e di contenimento dell’utilizzo dell’acqua. Il ricorso ai dissalatori è stato invero considerato dal Ministero dell’Ambiente come una soluzione in contrasto con la politica di potenziamento delle energie rinnovabili a causa della enorme quantità di combustibili necessari al loro funzionamento. Niente di tutto ciò è stato preso in considerazione e si persevera a oltranza nella direzione assunta quasi dieci anni fa ed oggi non più attuale.
Tenuto conto dei gravi rischi sul tappeto, il Comune di Capoliveri prosegue – senza arretramenti e in ogni sede istituzionale e giudiziaria – la sua opera di contrasto del dissalatore di Mola nell’interesse del territorio e del mare consegnati alla sua tutela; ciò a vantaggio anche delle future generazioni, come prevede la Costituzione che orienta giustamente in tal senso l’agire di ogni Pubblica Amministrazione lungimirante e moderna.
Avv. Laura Di Fazio
*Assessore alla tutela dell’Ambiente del Comune di Capoliveri
Cronaca L'intervento
Regione dice no alla V.i.a. del dissalatore e la “Salvamare”?
di Avv. Laura Di Fazio*
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