Tartarughe marine, come comportarsi in caso di incontro

I consigli di Sergio Ventrella, ex referente Osservatorio Toscano per la Biodiversità

immagine di repertorio

Giugno, l’acqua si scalda e le tartarughe si avvicinano alla costa con il loro carico prezioso. Così quest’anno la spiaggia di Lacona per prima, ha la fortuna di accogliere un grosso esemplare di questa specie (raggiungono anche 150 cm di carapace). La tartaruga, a cui qualcuno darà presto un nome, fuori dalla battigia, arranca sul peso del carapace, si trascina trasportando tra le 100 e 200 uova, si spera tutte fecondate. Un carico di più di tre kg, come un neonato per la partoriente.

Si inoltra almeno una decina di metri, se c’è spazio, per mettere in sicurezza il suo tesoro.

Serve silenzio assoluto, e nessuna luce artificiale.

Quando sceglie il punto si gira alla luna e scava con le pinne posteriori. Basta niente per farle cambiare idea, un sasso, un animale, un ostacolo non superabile e il tipo di sabbia.

Purtroppo a quell’ora, il suo peggiore ostacolo sono i cacciatori di selfie, i maniaci dei social, pronti a scattare le foto del secolo, il video della vita pronto per i social. L’ignoranza non li fa riflettere sul danno che possono aver causato.

La tartaruga di Lacona, con i flash negli occhi, teme per il suo nido scoperto e compromesso, si sposta ma sembra punto che non depone più e si allontana. Lo sforzo è immane. Una deposizione dura tre ore, e il ritorno in mare è un sollievo. Il suo carico di uova può essere disperso in mare, o può essere salvato con un nuovo tentativo. Lo scopriremo presto, grazie all’osservazione e monitoraggio dei volontari di Legambiente, e gli altri operatori.

Non sprechiamo più queste occasioni uniche, favorendo il nostro ego! Giusto e utile documentare, ma dopo la deposizione. I laconesi, possono vivere un’avventura, come quella del bagno Sergio, a Marina di Campo di 5 anni fa.

I turisti vanno istruiti su tutto, anche i cani liberi, possono essere un danno per un nido,. perché avvertono l’odore e scavano. Sono un pericolo anche i piccoli predatori: topi, gabbiani, volpi, ecc.

Vigiliamo tutti e aspettiamo una seconda occasione.

Sergio Ventrella

ex referente regionale Osservatorio Toscano per la Biodiversità – OTB

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