Intervento del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri alla inaugurazione delle celebrazioni dei 100 anni dei Parchi alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella
“Sig Presidente della Repubblica
Onorevole Sottosegretaria, Autorità presenti, rappresentanti delle aree protette italiane
Oggi siamo qui per celebrare i 100 anni delle prime 2 istituite. Per volontà dei presidenti Cannata e Cerise, le manifestazioni di questi giorni e quelle che seguiranno fino all’anno prossimo celebreranno i 100 anni di tutto il sistema nazionale delle aree protette. Per questa sensibilità, li ringrazio di cuore.
In Europa siamo primi per biodiversità, abbiamo il maggior numero di specie animali e vegetali, tra esse 1300 piante e 10000 animali sono endemiche, cioè vivono solo in Italia.
Per questo primato le aree protette hanno dato un contributo decisivo: l’orso marsicano, il camoscio appenninico e lo stambecco salvati dai due parchi centenari . Ma anche tanto altro: il Gipeto e l’orso bruno nelle Alpi, il lupo, il falco pescatore, il cervo sardo, la vipera dell’Orsini, l’Ululone appenninico, l’Erebia dei Ghiacciai, la Rosalia alpina, la cernia bruna, il pino loricato, l’abete dei nebrodi, le faggete vetuste.
Il numero delle aree protette è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 50 anni, prima con la nascita delle regioni e dal 1991 con la spinta della legge 394.
Oggi abbiamo 24 parchi nazionali, 135 regionali, 32 Aree marine protette e una rete di oltre 400 riserve naturali. Questo sistema copre il 10,5 % della superficie a terra e l’8% a mare. Con le aree natura 2000 esterne alle aree protette, raggiungiamo il 21% a terra e il 16% a mare. Un’estensione importante, ma l’Europa chiede di più, nella strategia per la biodiversità indica l’obbiettivo del 30% di territorio protetto sia a terra che a mare. Questo vuol dire aumentare di circa la metà la superficie a terra e quasi raddoppiare quella a mare.
Perciò è indispensabile completare l’iter per i parchi nazionali di Portofino e del Matese, istituiti dal 2017 e gli ampliamenti di parchi esistenti come quello importante e condiviso della Val Grande.
Ma le aree protette italiane non solo hanno contributo alla conservazione della biodiversità, molte di esse sono anche modelli per lo sviluppo sostenibile e per la transizione ecologica, prima ancora che questa divenisse una priorità nazionale. Valorizzazione di prodotti tipici e a basso impatto ambientale, turismo sostenibile, diffusione delle energie rinnovabili, riduzione delle emissioni sono azioni che da anni si fanno all’interno delle aree protette.
Nel 2019, prima della pandemia, si erano registrate 27 milioni di presenze nelle aree protette che determinavano 105mila posti di lavoro e movimenti per 5,5 miliardi di euro.
Nei parchi ci sono oltre 230mila aziende agricole, 150 prodotti DOP, DOC, IGP e IGT, con una grande presenza del biologico.
La recente importante modifica della costituzione: “la repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” impone che tutte le istituzioni, a partire dal parlamento e dal governo assumano questi come valori fondamentali e la punta di diamante del nostro paese sono proprio le aree protette e la loro storia di 100 anni.
Anche se stiamo vivendo un momento difficile, non possiamo dimenticare che, senza un’attenzione alla sostenibilità ed agli equilibri naturali questo pianeta diventerà sempre meno vivibile per noi stessi, ma soprattutto per i giovani e le future generazioni. Ecco perché una maggiore attenzione delle istituzioni al nostro straordinario patrimonio di biodiversità tutelato con forza dalle aree protette, non solo rappresenta il rispetto di un principio costituzionale, ma è anche un impegno ed una grande responsabilità per tutti noi.
Signor Presidente Lei nel suo discorso d’insediamento ha toccato in modo puntuale le tematiche ambientali, e ricordo ancora, con grande emozione quando 3 anni fa in occasione del trentennale della Federparchi ci ricevette al Quirinale, ascoltandoci con grande attenzione ed interesse.
Sono certo che oggi, come successe allora, una sua autorevole parola potrà stimolare un rinnovato interesse delle istituzioni verso le aree protette”.