Pietro Arnaldi, Pietro lo Spazzino, che in gioventù spazzava con Carnera le strade di granito di Marciana Marina dove la plastica non era ancora arrivata e le sigarette non avevano ancora il filtro, se n’è andato. E’ partito via per qualche strada celeste in Continente, ma le sue ceneri torneranno nell’isola e nel Paese che poche volte aveva lasciato (anche per tornare a Portoferraio dove nacque) e nel cimitero del quale fu custode e becchino, come si diceva ancora quando i nomi avevano un peso senza vergogna ma erano un marchio indelebile. L’urna che racchiude quel che resta di Pietro, patriarca di 6 figli e che avrebbe potuto averne 12 (tutti maschi), verrà tumulata in un piccolo fazzoletto di terra verde del suo cimitero, un privilegio ormai per pochi ma dovuto a chi di quelle lapidi è stato muratore e scavatore. Così il mi’ babbo Veleno potrà restare nella tomba in cui giace dal 1972, quando Pietro – che l’aveva avuta come “riconoscimento” dal Comune democristiano – ce la prestò, come facevano i poveri con chi era più povero di loro. Un prestito durato 50 anni e che non ha voluto restituito.
Probabilmente Pietro allora non avrebbe mai pensato di vivere quasi 100 anni, e sicuramente credeva ancora che il sol dell’avvenire comunista sarebbe arrivato a lenire la sua fatica di spazzino, becchino, cavabottino, coltivatore provetto di orti e zappatore di vigne. Uomo di fatica che leniva nei bar e nelle bettole, filtrando insieme ai suoi compagni, agli amici – e anche ai pochi nemici – diverse decine di ettolitri di vino.
E un bicchiere se l’è fatto fino all’ultimo, finché ha potuto. Un bicchiere se lo farà probabilmente anche ai cancelli del Paradiso con l’altro Pietro, l’amico di Gesù che sicuramente ha perdonato dei loro pochi peccati e delle troppe bestemmie, e ha già accolto alla spicciolata, nel paradiso dei proletari, Libero la Cucciarda, Renato Buco, Capretto, Mancianino e Veleno… e tutta la compagnia di Padrone e sotto. E insieme fonderanno – se già non esiste – la sezione comunista alcoolica marinese del Paradiso. Una sezione bellissima, con un banco per la mescita del vino delle nozze di Cana, e serviranno il prosciutto che Pietro vinse a un torneo di carte al Bar di Aldo, ma che non riuscì a mangiare perché lo fecero fuori prima i figlioli in un battibaleno. Prosciutto a fette grosse e acciughe salate e tonnina. E al muro ci sarà la foto di Berlinguer (quella di Stalin non si può perché è vietato: Pietro – quello santo – l’ha mandato al piano di sotto) e Gogo a far da cameriere e l’assaggiatore di tutto quel che vuole. Anche dell’unica bottiglia dell’universo di amaro Gambatronca.
Pietro era un uomo ironico che ha passato con leggerezza una vita faticosa e difficile. Lo ha fatto con quel sorriso beffardo che è rimasto attaccato sulla bocca dei suoi figlioli, ai quali ha dato, insieme alla Luigina della sua vita, un nome di battesimo e poi soprannomi indubitabili come Krusciof e Mao. E gli altri figlioli i loro soprannomi se li sono conquistati, come fanno le famiglie particolari, con una storia vera.
E Pietro, ormai sconosciuto ai più giovani, è stato un piccolo pezzo di storia di Marciana Marina della quale conosceva tutti gli angoli delle strade, di sotto e di sopra, tutte le fogne e i canali che la trapassano e che percorreva per controllare che le viscere e le vene di Marciana Marina non si ostruissero. Un uomo che curava le radici di un piccolo mondo.
Pietro, non aveva paura di toccare quel che gli altri rifuggivano e conosceva l’animo degli uomini e la caducità della loro fama e del loro orgoglio. E conosceva il pianto delle donne che ascoltava mentre parlavano con i fantasmi dei mariti al cimitero, come si faceva una volta, quando la morte e la vita erano un passaggio che si poteva toccare con la mano dei ricordi e della quotidianità. Pietro conosceva piccoli segreti, quelli della vita.
Se uno di questi giorni sentirete i passi di qualcuno sotto via XX settembre o all’alba il vento vi porterà un rumore come il cigolio di ruote di un carretto e poi come una scopa che gratta il granito con i suoi steli legnosi, non vi preoccupate: è Pietro lo spazzino. Il mi’ zio Pietro, che è andato a dare una controllata che l’acqua finisca in mare o a pulire per bene un angolo del suo paese. Poi, con Carnera, si accenderanno una nazionale e il fumo sarà nebbia sul mare.
Umberto