Patrich Max Schaff, serial killer di 56 anni condannato per tre omicidi, è morto nella casa di riposo Il Residence di via Drusacco a Vico Canavese, frazione di Valchiusa, dove stava scontando la pena, la notte di sabato 26 marzo 2022. È stato stroncato da un malore e da allora la sua salma è all’istituto di medicina legale di Strambino. Se nessuno verrà a reclamarla, toccherà al Comune canavesano accollarsi la spesa per il funerale.
Il racconto arriva dal giornale on line Torinotoday.it, che racconta con dovizia di particolari il “curriculum” dell’uomo.
“Francese originario dell’Alsazia – racconta Torinotoday.it – in gioventù aveva combattuto come mercenario nel Laos. In Italia di fatto faceva il senzatetto e l’accattone. Nell’aprile 2007 aveva confessato l’omicidio di Nadia Carlino, uccisa a 42 anni nel giugno 1995 a Ivrea. Il caso era stato archiviato come morte naturale dopo che lui era stato condannato per il vilipendio e l’occultamento del cadavere, che era stato fatto a pezzi e sepolto sulle rive del fiume Dora Baltea. Solo quasi 12 anni dopo scrisse un biglietto alla giudice Emanuela Gai dicendo di avere strangolato la donna, con cui aveva una relazione, “perché si lamentava sempre”.
Al momento della confessione, però, Schaff era detenuto nel carcere di massima sicurezza di San Gimignano per un precedente delitto, avvenuto sempre nel 1995 e per cui era stato condannato a 26 anni di carcere. A Cuneo, in quella che fu definita ‘la casa degli orrori’, aveva ucciso la 44enne Ingrid Obermeier in Rosember, conosciuta un paio di mesi prima, massacrandola di botte e sfondandole il cranio con una chiave inglese. Dopo l’omicidio aveva tagliato un seno della vittima coprendo gli occhi sbarrati del cadavere con un lembo, probabilmente poiché lo infastidiva, e poi aveva tracciato croci e altri segni per sviare le indagini. Era scappato ed stato poi arrestato a Terni, dove girava con i cani che aveva con sé al momento del delitto.
Il terzo omicidio fu commesso il 23 agosto del 2005 mentre era rinchiuso nel carcere di Porto Azzurro all’Isola d’Elba, aveva ucciso il suo compagno di cella, Alberico Somma, salernitano di 47 anni anche lui autore di un omicidio (aveva ucciso a fucilate la moglie e il figlio di 11 anni), tagliandogli la gola. Anche in questo caso la ragione che aveva addotto per motivare l’assassinio era “parla troppo, mi disturba, non lo sopporto”. Non è chiaro, però, come dalle carceri sia finito in una casa di riposo per finire di scontare le sue condanne.”