La polemica delle tamerici, botta e risposta sul web

Legambiente risponde sui lavori di ripascimento di Schiopparello-Le Prade-Magazzini

Una immagine dei lavori di ripascimento

Qualche giorno fa Legambiente aveva denunciato anche sulle nostre pagine un problema alle tamerici che da sempre avevano caratterizzato il lungomare di Magazzini, avvenuto nel corso di un intervento di ripascimento. “L’intervento poteva essere fatto rispettando gli alberi”, aveva scritto fra l’altro l’associazione ambientalista.

Subito dopo, una nota del progettista dell’intervento, ing. Luciano Fantoni (a noi purtroppo non pervenuta) specificava sulla stampa – oltre a fare altre considerazioni –  come non fosse mai stata da lui ordinata la  potatura delle tamerici, e che l’operazione era stata eseguita da operatori specializzati nella cura dei giardini pubblici.

E’ di oggi un ulteriore intervento di Legambiente, che riceviamo e pubblichiamo di seguito.

“L’intervento dell’ingegner Fantoni in risposta a Legambiente è per certi versi sconcertante e dimostra un animo da “giardiniere” e non da chi si è impegnato a fare un ripascimento che avrebbe dovuto tener conto della natura pre-esistente e che invece presenta il naturale intrico di piante palustri e costiere come tamerici e canne come una sorta di giardino pubblico disordinato da rimettere a posto.

Prima di tutto facciamo presente all’Ingegnere che “l’ignoto estensore dell’articolo” si chiama Legambiente, e corrisponde a un ben noto direttivo ed una ben nota presidente. Per quanto riguarda il parere di esperti, l’Ingegner Fantoni si tranquillizzi, anche noi lo abbiamo chiesto, e non a qualche giardiniere di passaggio ma a uno dei massimi esperti italiani di arboricoltura.

L’ingegner Fantoni forse non lo sa, ma Legambiente non solo conosce benissimo la situazione di Schiopparello-Le Prade-Magazzini per averne segnalato decine di volte l’incuria e l’abbandono, ma su quell’incuria e abbandono è intervenuta – a gratis – togliendo negli anni in totale diversi quintali di rifiuti di ogni genere e per segnalare la presenza di imbarcazioni abbandonate e di oggetti di ogni tipo che nessuno ha provveduto a togliere.

Dispiace che ora si voglia far passare per “dimenticanza” di Legambiente quella che è stata una trascuratezza delle pubbliche amministrazioni e che addirittura si voglia dare a qualche privato incolpevole la responsabilità di relitti (addirittura fotografati) abbandonati e spostati durante i lavori.

Spostandosi verso l’altra area in cui è in corso il ripascimento, ricordiamo all’ignaro Ingegner Fantoni, che molte delle “pulizie” di barche e rifiuti ingombranti abbandonati degli ultimi anni a San Giovanni sono state realizzate dopo denunce di Legambiente.

Quanto all’intreccio di canne e vegetazione, purtroppo per l’ingegner Fantoni, si tratta dello stato naturale di una zona umida residua e importantissima, che da anni Legambiente chiede che venga dichiarata Zona di protezione speciale e Zona speciale di conservazione e che venga inclusa nel Parco Nazionale. Un’area, lo ripetiamo, che avrebbe meritato maggiore considerazione durante i lavori e lo spostamento della “duna” di posidonia. Lo sporco non dipende da come è fatta la natura, dipende da come sono fatti gli uomini e da cosa fanno.

La domanda retorica se fosse meglio prima od ora, come se Legambiente si fosse opposta alla necessità di intervenire (per tutelare il degrado?), è grottesca.

Forse l’Ingegner Fantoni non lo sa, ma Legambiente è stata tra le prime a segnalare e denunciare lo stato di abbandono e l’erosione (e indicarne anche le cause) della fascia costiera che va da San Giovanni e Schiopparello ai Magazzini, ma – e questo riguarda la politica e l’amministrazione non i tecnici – quando si compie un lavoro di questa portata si coinvolgono i cittadini e le associazioni del territorio con un’opera di informazione sul perché degli interventi, sulla loro entità, sulle modalità di esecuzione e sui materiali utilizzati. Altrimenti, come sta succedendo in questi giorni per i lavori in corso a San Giovanni, arrivano proteste e segnalazioni sul tipo di lavori in corso e sui materiali “non locali” utilizzati per realizzarli e per un intervento visto come snaturante.

I lavori difesi dall’intemerata dell’Ingegner Fantoni sono stati realizzati su aree paesaggisticamente e ambientalmente molto delicate e avrebbero avuto bisogno di un confronto preventivo con la cittadinanza, non di accuse postume a chi ne mette in dubbio alcuni aspetti, chiedendo spiegazioni all’organismo politico e ricevendo risposte, francamente non consone e ai limiti dell’insulto e del dileggio, da un tecnico che si avventura anche in campi non proprio suoi.

Per finire, invitiamo l’Ingegner Fantoni, sbollita la rabbia, a rileggersi attentamente il nostro comunicato perché ha preso delle topiche notevoli e ha interpretato in maniera errata diverse cose che ci sono scritte. E se non si capisce o non si vuol capire poi diventa difficile rispondere a tono e si racconta una storia che, come si vede, ha poco a che fare con il ruolo svolto negli ultimi anni da Legambiente nella tutela e valorizzazione da quel tratto di costa.

Resta un fatto, noi non avevamo chiesto spiegazioni all’Ingegner Fantoni, ma avevamo posto problemi di politica ambientale e comunicativa all’Amministrazione Comunale di Portoferraio che, quando si degnerà di fornire le risposte alle nostre domande, speriamo lo faccia non utilizzando toni così sprezzanti e fuori mira come quelli utilizzati dall’ingegnere, che non individuiamo certamente come interlocutore e/o controparte.

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