Riceviamo e pubblichiamo integralmente un intervento del giornalista Alberto Zei che racconta come vede i fatti che riguardano il dissalatore a Mola. A suo dire, un ingombrante sistema industriale che viene imposto dall’alto agli elbani.
“Le notizie di queste ultime settimane apparse nella stampa locale sull’ultimo ricorso di Capoliveri al TAR per evitare l’installazione del dissalatore, hanno trattato dell’ennesima sconfitta del Comune e della conseguente inevitabile rassegnazione a dover ospitare la intera costruzione dell’impianto.
Si tratta come è noto, del molto criticato dissalatore che Capoliveri con plurimi ricorsi giudiziari contro AIT e ASA, ha sempre contestato e contrastato finora senza pratico successo.
L’ultima vertenza si è infatti risolta a favore dei due Enti che intendono dotare l’Isola di questo ingombrante impianto industriale.
La lunga controversia
Anche in quest’ ultimo periodo di maggiore difficoltà, il Comune di Capoliveri è stato lasciato praticamente solo, ad opporsi alla costruzione del complesso di dissalazione di acqua marina per la produzione idrica potabile dell’intera Isola.
Vi è infatti un voluminoso carteggio di atti accumulati durante anni di infruttuosi tentativi di Capoliveri nelle varie sedi istituzionali per impedire l’ installazione di questo impianto: istanze, diffide, richieste di misure cautelari o interdittive nonché relazioni, interrogazioni regionali e parlamentarie e ancora istanze, atti amministrativi unitamente a procedimenti giudiziari instaurati con ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato.
Ma come interpretare dopo così tanto impegno per ottenere un risultato, allorquando si era già da anni, giunti a porre fine a questa logorante controversia sulla base di un esito favorevole di un precedente ricorso al TAR Toscana?
Come può essere di fatto sfuggito al Comune di Capoliveri di risolvere una volta per tutte ed elegantemente, l’installazione del dissalatore?
Il “Meglio” è nemico del “Bene”
Anche in questo caso, si tratta di una condizione che, risulta essersi verificata poiché cercando il “meglio”, è stato tralasciato ciò che poteva essere sufficiente a bloccare la costruzione del dissalatore.
Infatti l’ordinanza cautelare del TAR Toscana n. 437 del 2017, emanata a seguito di un ricorso del Comune di Capoliveri, stabiliva che i lavori relativi all’installazione del dissalatore non avrebbero potuto proseguire senza un reciproco consenso tra le parti.
La sospensione era quindi, una decisione temporanea condizionata soltanto ad un accordo che doveva essere formalmente espresso con atto scritto, tra il Comune di Capoliveri e l’ASA.
I sostenitori del dissalatore faranno certamente notare che il provvedimento aveva carattere provvisorio tanto che si trattava di un’ordinanza cautelare. Tutto ciò è vero ma proprio per questo, la provvisorietà riguardava esclusivamente il tempo precedente al consenso. Ma se il questo non vi è stato la sospensione è ancora valida; quindi lavori dovevano essere ripresi soltanto dopo che le parti ne avessero concordato la continuazione.
Il Consiglio di Stato
Non è chiaro pertanto, per quale motivo il Comune non si sia opposto al proseguimento dei lavori, tanto che ha riproposto un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, per violazione delle norme ambientali, chiedendo questa volta, il divieto di costruzione. Infatti il Consiglio di Stato, con Ordinanza n. 05499 del 2019, ha respinto la richiesta mettendo più o meno esplicitamente in evidenza la contraddizione della stessa istanza esaminata. In che modo? Ha menzionato nel preambolo il divieto disposto dal TAR Toscana di due anni prima stabilendo che “L’avvio dei lavori è subordinato alla stipula di un accordo di esecuzione concordato con l’Amministrazione comunale”.
Ciò significa che per quanto riguardava l’ istanza presentata non sussisteva alcuna violazione di carattere ambientale che l’ASA avrebbe commesso effettuando i lavori che sono poi continuati ma non per il fatto che se l’accordo non era stato ancora stipulato, il divieto fosse stato sanato dal tempo trascorso. E allora perché non è stata bloccata l’installazione?
Gli Uffici competenti
E’ pur vero che queste disposizioni dovevano essere prese al volo dagli Uffici competenti della struttura comunale che, invece sono state chiaramente tralasciate. La situazione era dunque favorevole a Capoliveri, che però ha preferito altri argomenti per “aprire una porta aperta”; argomenti che, con l’ultimo verdetto del TAR, si sono invece ribaltati contro lo stesso Comune. Infatti, nel novembre 2021, con la sentenza sulla presunta violazione ambientale da parte di ASA e AIT, il TAR Toscana asserisce per ben cinque volte che Capoliveri aveva già dato il proprio consenso alla costruzione del dissalatore, non frapponendo ragioni di impedimento ambientale che invece ha riproposto con altri ricorsi sulle varianti, sicuramente migliorative dell’opera inizialmente progettata.
Va però anche posto nella giusta evidenza che il TAR, allorquando annovera gli atti prodotti in Tribunale sulla costruzione del dissalatore, non aggiunge il disposto della propria ordinanza del 2017, con la quale, come detto, stabiliva che per la ripresa dei lavori fosse necessario un accordo tra le parti. Tutto ciò il TAR sembra non averlo ricordato, così come non risulta menzionata l’ordinanza del Consiglio di Stato del 2019 che parimenti nel suo preambolo ribadisce il medesimo concetto.
Ma ora …..
Ma dove sta il problema? Non c’ è bisogno di cercare altri motivi per opporsi alla costruzione dell’impianto se si vuole impedire veramente la realizzazione del dissalatore. E’ sufficiente far prevalere in modo formale neppure la motivazione del mancato accordo, ma semplicemente e soltanto quest’ ultimo.
Le condizioni dunque sussistono non certo per proporre al Consiglio di Stato ancora un’opposizione ma per mettere in condizione ASA e AIT di valorizzare le risorse idriche naturali nell’Isola, senza il ricorso al dissalatore.
Le attuali forzature di coloro che intendono imporre all’Elba un impianto ritenuto controindicato alle aspettative degli abitanti e del turismo estivo dell’Isola, se Capoliveri vorrà, non potranno prevalere sull’interesse pubblico di un’ acqua potabile a basso costo e a volontà. L’Elba potrebbe infatti avvalersi per la propria autonomia idrica della sua favorevole condizione di piovosità che raggiunge un volume complessivo di quasi 10 volte quello necessario alle esigenze dell’intero anno compreso l’alto consumo nella stagione estiva. Si tratterebbe sicuramente di un acquedotto dotato di relativo stoccaggio, più adeguato alle aspettative della popolazione locale e di quella turistica proveniente da tutto il mondo, nella terza Isola del nostro Paese.
*Alberto Zei Giornalista