In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne abbiamo parlato con una giovane neodottoressa elbana, Sara Tagliaferro che per la sua laurea magistrale in dirigenza scolastica e pedagogia clinica ha discusso una tesi su “Le donne dal secondo dopoguerra ad oggi. Conquiste, resistenze e forme di violenza. Il caso di Portoferraio”. Con lei abbiamo fatto il punto sulla situazione che ha scoperto con le sue ricerche che le hanno permesso di analizzare il fenomeno della violenza di genere in una comunità ristretta come quella di Portoferraio. “E’ stato un riscontro positivo – ci dice – perché ho visto grande interesse da parte della gestione amministrativa. Un risultato importante è stato quello ottenuto con la realizzazione della “casa rifugio” . Sul territorio ci sono ancora delle criticità perché mancano risorse, ma non manca l’interesse nel sensibilizzare a questo fenomeno”. Mentre prima le donne vittime di violenza erano costrette a stare in una stanza dell’ospedale, ora con la casa rifugio ora sono più tutelate. “C’è una maggiore sicurezza per la protezione della vittima – aggiunge – che non è più tale, ma portatrice di diritto, essendo assistita da varie figure”. Sara ha avuto l’opportunità di intervistare due vittime, di età diverse, “ma nonostante la diversa maturità – sottolinea – nel momento in cui le donne hanno subito violenza, la mentalità dell’aggressore è la stessa, perché non si tratta di età o di ricchezza o povertà, ma è una mentalità che non rispetta l’autonomia della donna. L’uomo si sente possessore nei suoi confronti. Una di loro ha subito violenza psicologica, l’altra anche fisica. La prima nell’intervista mi ha detto che se non si fosse affidata ai servizi o parenti ed amici sarebbe stata sicuramente vittima anche di violenza fisica”. Ed ora un punto critico resta quello della sensibilizzazione dei suoi coetanei e dei giovani in generale. “Anche nel mio percorso scolastico – rileva – questo tema era poco affrontato se non nelle ricorrenze particolari come 25 novembre o 8 marzo. C’è una totale ignoranza da parte del sesso maschile perché non lo considerano un fenomeno che li riguarda e nelle scuole c’è ancora il fenomeno della segregazione formativa delle gabbie di genere , i maschi nella sezione scientifica e le donne in quella umanistica, più improntate all’insegnamento e alla cura. Finchè ci saranno questi stereotipi e non ci sarà un cambiamento nell’educazione familiare e scolastica sarà così. Alle famiglie che hanno un figlio maschio dovrebbe venire spontaneo educarlo alla sensibilizzazione di questo fenomeno”.
L'intervista Attualità
Violenza sulle donne, la tesi di Sara Tagliaferro
La neolaureata elbana ha fatto una ricerca sulla situazione portoferraiese
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