Sempre più il turismo chiede di conoscere un territorio, di vivere le sue storie ed i suoi prodotti. In questa ottica le limonaie di Sant’Andrea costituiscono una attrattiva per gli ospiti, sia per il grande valore paesaggistico e naturalistico, sia perché rappresentano una eccellenza ed una di quelle coltivazioni che, insieme alla cipolla di Patresi ed ai vitigni autoctoni, costituiscono un presidio della biodiversità agroalimentare. L’isola d’Elba è stata menzionata fin dall’antichità per la sua ricchezza e varietà di piante e coltivazioni. Tra questi appunto, il limone, insieme agli altri agrumi che si trovano sull’Elba, spesso riportato agli onori delle cronache da chi si trovava a viaggiare da una parte all’altra dell’isola. Già il governatore Giovan Vincenzo Coresi del Bruno nei primi decenni del 1.700, parlava della grande ricchezza di agrumi che si poteva notare andando da ovest a est, limoni, “porto galli” (una varietà di arance), cedri, bergamotti. Questi erano stati introdotti dai Genovesi che li avevano ottenuti dai Siciliani che, con la dominazione araba erano stati la prima area di diffusione degli agrumi, originari dell’Asia centrale. La coltivazione degli agrumi insomma, era una tradizione dell’isola ed ancora oggi le limonaie all’Elba sono molto più numerose di quanto si creda. Solo nella frazione marcianese di Sant’Andrea ce ne sono una decina ma molte altre si trovano nelle vallate a ridosso del Monte Capanne, con decine di piante ognuna, quasi un percorso naturale che i turisti visitano. Non manca mai una capatina nelle agrumete tra i monti e il mare, nate sulle vestigia degli antichi forni etruschi, su terreni che ancora ospitano le “schiumole” (scorie) e ognuno dei quali ha un gusto unico, diverso da quello della frazione vicina. Varietà autoctone che si trovano negli orti e nei giardini privati, che hanno avuto origine da una tradizione antica. Infatti già nei secoli scorsi le piccole costruzioni di servizio alle vigne e ai palmenti avevano esposto a sud una pianta di limone. L’ associazione il Libeccio di Sant’ Andrea e Zanca ha voluto offrire un tributo ai limoni ideando il “Sant’Andrea Limon fest”. “Sentendo decantare questi limoni – spiega Maria Rita Testa segretaria dell’associazione – ho pensato di fare qualcosa e di promuovere il territorio attraverso il nostro prodotto più tipico, perché qui ce ne sono veramente tanti”. La prima edizione del Limon fest è stata lanciata nell’estate 2019 ed era prevista per la primavera 2020. Tutto poi è stato bloccato dalla pandemia, ma l’associazione sta lavorando per rilanciarla. “Sicuramente ci sarà il percorso del gusto – annuncia – nelle attività di ristorazione e negozi con prodotti tipici a base di limoni. Vedremo via via che si va avanti come organizzarlo, anche alla luce nelle norme anti Covid”. Gli ospiti che arrivano all’Elba visitano le limonaie e rimangono incantati dalla magnificenza dei frutti. Varietà autoctone che hanno trovato il loro habitat in questa valle, riparati dai venti e grazie al terreno sabbioso che arriva dal Monte Capanne che porta acqua e consente il giusto drenaggio, conservate e curate in orti e giardini. Già nei secoli scorsi le piccole costruzioni di servizio alle vigne e ai palmenti avevano esposto a sud un limone. Siamo andati a vistare la limonaia: “I visitatori restano sopresi da questa meraviglia – raccontano Nello e Lonia Anselmi dell’Hotel Cernia a Sant’Andrea – un paradiso terrestre, scambiano questi frutti per cedri visto la loro grandezza. Sono i limoni, ma sono limoni speciali quelli di Sant’Andrea, grossi e profumati”.
Eccellenze elbane - le foto
La coltivazione degli agrumi è ancora oggi una tradizione
Le limonaie dell'Elba sono una meraviglia e i turisti se ne innamorano ancora
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