Ormai da molti anni a fine stagione, mi trovo a scrivere bilanci, consuntivi, riepiloghi e numeri dell’estate trascorsa. I commenti di quest’anno portano ad una sola parola: pienone! L’isola è stata letteralmente sommersa dai visitatori, una marea di turisti che si sono sparpagliati in ogni luogo. Alberghi, residence campeggi, B&B, alloggi privati oppure arrangiati in camper e in qualche caso anche in auto. Bene anzi benissimo o male anzi malissimo? Il superaffollamento dell’estate 2021 supera quello della stagione precedente e naturalmente crea anche dei disservizi. Ma gli elbani sono elbani e non ignorano i problemi, li risolvono. Sanno che i tasti da toccare sono quelli dell’accoglienza attraverso le peculiarità dell’Elba, il mare, certo ma non solo, la natura la sostenibilità, l’enogastronomia l’outdoor, le esperienze e il benessere, l’aria buona e le eccellenze, la cultura, la storia, tutto questo sopperisce alle criticità inevitabili del pienone. L’Isola d’Elba è unica anche e soprattutto per questo. Il visitatore se lo ricorda. La sfida adesso è una cogliere le opportunità che la pandemia ci lascia, e attraverso queste, riuscire a costruire una identità sostenibile ( il manifesto di Elba 2035 ne è la riprova), che venga perseguita per essere apprezzata e che diventi trainante per le prossime stagioni. Non voglio parlare qui di destagionalizzazione termine inflazionato e forse obsoleto, ma quando si parla di stagioni, bisogna ricominciare a parlare di 4/5 mesi proprio per evitare il superaffollamento e, per esempio, il problema della circolazione stradale che non si può risolvere tracciando le striscie bianche come siamo soliti fare ( ad agosto). Sono decisioni a volte impopolari, ma servono, servono a rendere l’isola sempre più attrattiva in periodi diversi da luglio e agosto, bisogna riuscirci e i principali attori del turismo dell’isola non sono indifferenti a questo, sanno che questa è la strada maestra, quella che porta ad un Elba al passo con i tempi, un Elba che attrae e ammalia anche a giugno e settembre.
Paolo Chillè
Editoriale editoriale
Una marea di turisti sommerge l’Isola d’Elba, bene o male?
Riflessioni di fine stagione e la sfida da raccogliere per un'identità trainante
2 risposte a “Una marea di turisti sommerge l’Isola d’Elba, bene o male?”
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Renato Corrado de Michieli Vitturi
Io riporto la mia piccola esperienza di lavoratore pendolare, con un incarico fuori Elba, che rientrava tutti i weekend alla base. Lavoravo in una località toscana che non mi consentiva di utilizzare i mezzi pubblici, a meno che non avessi voluto impiegare 8/9 ore per raggiungerla. Viaggiavo il venerdì e la domenica pomeriggio. Durante l’estate, a causa dell’intenso traffico sulle direttrici da e per la costa, anche in auto il viaggio era estenuante, spesso fino a 5 ore tra strada e mare. Ma il “bello” era l’Elba che trovavo nel weekend: il delirio assoluto, con le strade sempre piene di mezzi e le spiagge sovraffollate, tutte ed a qualsiasi ora. Risultato: per la prima volta in vita mia ho letteralmente “saltato” l’estate. Mai un giorno in spiaggia, mai un bagno in mare. Per questo, a fine estate, ho rinunciato al mio incarico decidendo di tornare all’Elba pur senza i “galloni” del ruolo che ricoprivo. Se bisogna vivere l’Elba, da elbani, peggio dei nostri ospiti, per lo meno lo farò senza tutti quei viaggi. Questa è una scelta di vita; quella alternativa, opposta, è trasferirsi definitivamente sul continente. Ma è giusto dover arrivare a questo? È giusto aver costruito un sistema che ci rende difficoltoso, se non impossibile, goderci casa nostra nei mesi più belli? È giusto che quei mesi rappresentino, per molti (penso ai lavoratori stagionali), la salvezza economica ma a costo di turni massacranti senza alcun diritto ed alcuna tutela? È giusto che i nostri ragazzi terminino il periodo scolastico per arrivare alle agognate vacanze estive e doverle passare in un contesto da metropoli? Chi ha scelto, potendolo fare, l’Elba per la qualità della vita, temo che cominci a guardare altrove, per sé e per i propri figli. Non immaginavo si potesse mai arrivare a questo punto, dobbiamo assolutamente correre ai ripari.
11 Novembre 2021 alle 6:19
Pino Coluccia
Caro Direttore,
Bene hai fatto a sollecitare una riflessione su questi risultati, anche se sono scettico sull’attenzione che sarà riposta dai soggetti che gestiscono questa economia. Sappiamo benissimo che quando la pancia è piena passano tutti i mali. Ma faccio alcune considerazioni. Al di là dei benefici che senz’altro ne vengono, non certo per tutti, sarebbe utile valutare l’impatto ambientale che questa enorme massa di presenze produce sull’ambiente naturale, sul paesaggio e sulla qualità del soggiorno, degli elbani, ma anche dei turisti stessi. Potremmo dire che quei due fatidici mesi, luglio e agosto, sono diventati invivibili? Non so se esagero, ma ho riscontrato molte lamentele con un aumento di quest’ultime come non si era mai sentito. La Pandemia ha trattato bene l’Elba, perché i lookdawn terminava con l’arrivo della bella stagione ed inoltre tratteneva gli italiani ad andare all’estero, per questo l’Elba è diventata una meta ambita e super frequentata. Non so quanto potrà ancora durare questa situazione. La destagionalizzazione è molto difficile poiché i periodi di ferie non sono decisi liberamente, ma corrispondono sia al ciclo produttivo del Paese Italia e sia per la balneazione, che rappresenta la maggiore attrazione turistica elbana e che predilige i mesi caldi. Detto questo, bisognerebbe valutare gli effetti sul territorio e sul mare di questa massa, che susciterà nuovi appetiti o come si dice, nuove opportunità di investimento, di business con una nuova spirale di privatizzazioni di tutto ciò che può tradursi in profitto privato: lo vediamo sull’aumento delle spiagge concessionate, sugli stessi accessi ad esse, sugli specchi di mare, dai golfi ai porticcioli e marine, trasformati in parking nautici, sulla viabilità paralizzata con code interminabili, su una estensione di parcheggi impossibili e a pagamento. Se queste tendenze dovessero continuare, gli effetti, a parte i lauti profitti privati, potrebbero essere negativi e degradanti. L’ultima considerazione la faccio sugli strumenti che dovrebbero aiutarci a governare queste situazioni contraddittorie, dai Comuni, al PNAT, istituzioni ed amministrazioni senz’altro importanti, ma che per funzionare devono essere ispirati e diretti da buone politiche e da validi politici. So benissimo che in questi anni, alla buona politica, quella che sa progettare e programmare secondo compatibilità, sostenibilità ed interessi generali, vista però come un ostacolo, è stato preferito lasciare fare al mercato, agli interessi nudi e crudi, immediati e riducendo la politica a fare da ancella a questi. Da queste considerazioni si può dedurre che qualcosa dobbiamo cambiare, guardando e valutando in prospettiva senza accontentarsi della cosiddetta pancia piena.
Un caro saluto.
7 Novembre 2021 alle 11:16